Cara maestra,
ti scrivo come fossi una mia
amica, anche se sei in effetti la persona più lontana dai canoni che io cerco
in un amico, ma mi sforzo di parlarti col cuore e ti chiedo…perché?
Perché hai scelto di
intraprendere questa carriera, o perloméno perché non hai deciso di mollare
quando sentivi che la rabbia e lo stress ti facevano tremare la voce e fremere
le mani!?
Perché hai guardato negli
occhi decine e decine di mamme come me e col freddo nel cuore hai fatto finta di
accogliere i loro figli con amore?
Lo sai quanto costa a noi
mamme lasciare un pezzo di anima in mani che non siano nostre? Forse si perché
sei una mamma anche tu e allora perché?
Lo sai che lavorare con i
bambini non è solo un lavoro ma una vera e propria vocazione? I bambini non
sono piccoli uomini ma sono piccoli esseri che diventeranno uomini, sono pagine
intonse pronte ad essere scritte e benché tu forse non ne abbia tenuto conto,
anche tu contribuirai a renderli gli uomini di domani!
Se urli ad un bambino, se lo
giudichi, se lo allontani, se lo minacci, se lo beffeggi lui non ne prenderà
semplicemente atto, lui respirerà ogni singolo urlo, metabolizzerà ogni singolo
strattone, lo farà suo lo ingoierà boccone dopo boccone e inizierà a nutrirsene
fino a pensare che quello sia il pasto che merita!
Un bambino “cattivo” è un
bambino che un adulto ha deciso di etichettare così perché non ha avuto il
tempo di fermarsi a pensare e ha ceduto il passo al pregiudizio, ma lui tutte
queste cose non le sa, non può ancora saperle…ma tu si!
Mentre sei occupata a portare
a termine la giornata non ti accorgi che nel frattempo ti sei lasciata sfuggire
uno sguardo, una richiesta d’attenzione, hai urlato per un giocattolo lanciato,
per un litigio, hai attraversato la tua giornata ma non ci sei mai davvero
passata dentro perché altrimenti ti saresti accorta del fatto che quelle urla,
quegli spintoni, quei no erano tutti segnali affinché ti accorgessi di un
disagio che fa molto meno rumore di una sedia che sbatte ma che dentro logora!
Eh si tu sei distratta,
distratta perché devi portare lo stipendio a casina e i soldini servono a
tutti, eccome se servono, ma tu presti un servizio che lascia il segno, dentro
certamente e purtroppo a volte anche fuori!
Quando hai cominciato ad
essere distratta? Quando i bambini hanno cominciato a diventare per te un
“servizio da portare a termine” anziché dei tesori da coltivare?
Forse io vivo nel
mondo delle favole quel mondo in cui lascio il mio bimbo al mattino a facce
sorridenti, che una volta chiusa la porta non si trasformano in una maschere di
terrore, vivo in quel mondo in cui mi
auguro che il mio piccolo si faccia strada fra i suoi simili e faccia sentire
la sua voce come può, come può non come pensi che lui debba potere…
Sono una di quelle sognatrici
che spera ancora che tu gli dia il tempo necessario per essere ciò che davvero e non ciò che tu ti aspetti, sogno di tornare a prenderlo e di non trovarlo con
i lacrimoni o accasciato su un banco col visino stretto fra le manine che
provano a sostenere la pesantezza di un’altra giornata in cui lui era quello
“cattivo”, senza regole e prepotente.
Ti chiamo distratta, ma tu lo
sai che sei anche molto altro, altro da cui voglio restare lontana cosi lontana
da poter pensare di cancellare il nero che hai disegnato nella sua piccola
anima, speranzosa che ci siano moltissime altre maestre ancora attente al perché un
giorno hanno deciso di forgiare le menti e i cuori di piccoli esseri che
diventeranno i noi di domani!
Io sarò una mamma sognatrice…ma
tu resti una maestra distratta che però ha ancora il tempo di tornare a
sognare.
Grazie
Una mamma qualunque